TESTA DI VECCHIA CON GLI OCCHIALI

(Senza titolo)

TESTA DI VECCHIA CON GLI OCCHIALI

s.d. (1909-1911 circa)
bronzo, 45,5 x 23 x 28 cm

Esposizioni: 1911, Lodi, Ettore Archinti, n. 51 (senza catalogo); 2015, Lodi, Ettore Archinti. Materia semplice (senza catalogo); 2017, Lodi, L’animo gentile, n. 22; 2019, Lodi, Scultori lodigiani del ‘900 (senza catalogo).
Bibliografia: Ongaro 1987, pp 17, 104-105; Ongaro 1994, pp.36-37, 44, 141, 147, 150, 157; Arensi, Bellocchio 2015, pp. 50; L’animo gentile 2017, pp. 76, 77 (ill).

 

Il bronzo non presenta iscrizioni o etichette che possano aiutare a ricostruirne la storia.
E’ tuttavia quasi certo che la scultura abbia fatto parte, nella versione in gesso ora nella collezione del Museo civico di Lodi, della mostra allestita nel 1911 nelle sale di Palazzo Barni, l’unica personale dedicata all’artista mentre era in vita, e segnata da un vivo successo di visitatori e di vendite. La stampa locale dell’epoca (Il Fanfulla, 27 maggio 1911, pp. 3) cita infatti “una bella testa di vecchia fornita d’occhiali” (n. 51) tra le circa ottanta opere presentate, menzionando anche il Gruppo di Santa Chiara con i ritratti dei ricoverati dell’ospizio cittadino, di cui la scultura in esame potrebbe aver fatto parte. 

Se l’ipotesi fosse corretta, si potrebbe datare l’opera al 1909-10, con riferimento anche alle parole di Ernesto Bazzaro, che di Archinti era stato docente di scultura alla Scuola Serale degli Artefici presso l’Accademia di Brera, dopo la visita del marzo 1911 nel suo studio lodigiano di via Paolo Gorini: “La tecnica, audace, qualche volta nella voluta indeterminatezza del contorno, dà alle teste una vita insolita che raggiunge notevole altezza in una testa di vecchia con occhiali piena di movimento e di espressione” (Corriere dell’Adda, Con Ernesto Bazzaro nello studio di Ettore Archinti, 12 marzo 1911).

La presenza documentata dell’esemplare in gesso riguarda anche le mostre lodigiane del 1945, del 1965 e del 1978, tanto da far supporre successiva a quest’ultima data la fusione in bronzo della “testa” attualmente esposta al Museo “Ettore Archinti”. L’opera testimonia, nell’adozione di un modellato rapido e vibrante, interessato a registrare il trascorrere della luce sugli oggetti, l’adesione di Archinti al gusto naturalistico tardoscapigliato, divulgato in Lombardia nei primi decenni del Novecento principalmente dallo stesso Bazzaro, da Eugenio Pellini e da Paolo Troubetzkoy. La materia sembra vibrare al tocco dell’artista, interagendo con le luminosità e l’atmosfera che la circondano.

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